Brand loyalty: chi si fida più dell’adv? Skip to main content

Nel suo articolo comparso su Forbes a inizio settembre 2021, Kenny Tripura ha messo in chiaro perché conviene investire sulla brand loyalty. L’assioma matematico evidenziato dalla co-fondatrice e Managing Director di Edkent Media sembra non ammettere repliche: le attività rivolte ai customer già fidelizzati garantiscono ROI dalle 5 alle 25 volte più grandi rispetto alle operazioni per attrarne di nuovi. Ergo, meglio un customer oggi che un prospect domani.

Tecniche di brand loyalty a confronto

Non sorprende perciò che Kenny Tripura sentenzi che le aziende devono spingere maggiormente sulla brand loyalty. Non si tratta più dell’accessorio da ultime slide della strategia trimestrale: la fedeltà dei clienti si è evoluta fino ad entrare a far parte delle daily operation. E non mancano le tecniche per aumentare le prestazioni in tal senso. Si va dal sollecito dei feedback degli utenti alle scuse istituzionali in caso di errori, dal follow up costante e calendarizzato alla definizione di un ampio programma di retention. Ma la vera regola per un boost di brand loyalty è riassumibile in questi termini: creare legami forti, mettendosi in connessione con i customer e seguendo le loro tendenze o esigenze.

Chi investirà meglio?

A leggere gli elenchi di Tripura, aumentare la fedeltà al brand della propria azienda non appare poi così complesso. Ma la brand loyalty ormai è sulla bocca e nelle business strategy di tutti. Come sottolinea il CEO di Millennial Services Logan Rush, nel 2021 i budget per la retention e la brand loyalty negli USA aumenteranno del 30%. Un balzo epocale, anche se a grandi investimenti non sempre corrispondono risultati altrettanto clamorosi.

E poi c’è il neuromarketing

Forse la soluzione della questione non si nasconde quindi nei budget. Per creare un vantaggio competitivo in fatto di brand loyalty si rivela ancor più essenziale conoscere il proprio target. Pardon, i propri customer.

In tal senso, il neuromarketing gioca un ruolo da assoluto protagonista. Da un lato, induce un feeling positivo associato al brand, agendo sulle emozioni dei clienti. Dall’altro, ne analizza i valori e le sensazioni per favorire azioni concrete a vantaggio del brand. A ogni altezza del funnel, dalla lead generation fino alla brand loyalty e alla retention.

Neurogadget: brand loyalty ne abbiamo?

Con il neurogadget, la Promozione Tramite Oggetto agisce sui customer a livello multisensoriale. Insomma, questa next gen del marketing promozionale regala ai brand un’incisività inedita, coinvolgendo l’utente a livello phygital (fisico e digitale).

Il valore del neurogadget per la brand loyalty è attestato anche nel report “Dove va il mondo del gadget”, firmato dagli esperti di Sercom, IUSVE e Istituto del marketing scientifico. Dalle ricerche di neurobranding alla base dello studio, emerge ad esempio che il 70% dei customer preferisce interazioni con i brand che esulino dall’adv tradizionale.

Tutti i numeri della loyalty

E tutto ciò va a vantaggio dei gadget. Il 67% degli utenti ricorda un brand per oltre un anno se riceve un prodotto promozionale. Il 79% ammette di contattare i brand che donano gadget e la percentuale sale all’87% se si parla di Generazione Y.

In sintesi, i consumatori che ricevono un gadget percepito come tailor-made sentono aumentata la propria brand loyalty.

Non perderti tutti gli altri vantaggi del neurogadget. Scarica ora il report “Dove va il mondo del gadget” e distinguiti nel mercato!

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